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Aspetti mentali nel tennis per esprimersi tecnicamente al meglio.
In questo nuovo pezzo, cercherò di spiegare l'importanza di alcuni aspetti mentali che devono appartenere al tennista al fine di consentirgli la massima prestazione agonistica. Parlerò dell'Attenzione e del conseguente sistema
di
elaborazione psico-motorio che ne deriva.
L'ATTENZIONE è la capacità di un individuo di concentrarsi su un determinato STIMOLO
(per esempo l’esecuzione di un "rovescio"), riducendo il più possibile la quantità di informazioni inutili allo SCOPO .
Benchè l'attenzione sia l'aspetto più rilevante dei processi psicologici legati al rendimento sportivo, in quanto un calo di attenzione determina inevitabilmente un calo nella "prestazione", questo fattore è strettamente collegato ad una serie di processi mentali ben definiti ed altrettanto indispensabili quali la "percezione dello stimolo", la "memoria", il sistema di risposta e quello di controllo che,
combinati fra loro, costituiscono il "sistema di elaborazione".
Pertanto, quello che in apparenza sembra un semplice meccanismo di causa-effetto (percezione della pallina - colpo), in realtà è il risultato di una serie di elaborazioni mentali che, a partire dalla percezione dello stimolo (pallina in uscita dalla racchetta dell’avversario), si concludono con la risposta dell'atleta (il tennista che esegue il colpo).
La massima prestazione di ogni tennista dipende dall'ottima condizione di tre componenti: forma fisica, tecnica di movimento (o "gesto atletico") e sistema di elaborazione. Il mancato funzionamento anche di una sola parte del sistema elaborativo comporta una risposta motoria impropria od imprecisa (non consente, comunque, la massima prestazione). Quello che il tennista deve ricercare in una competizione, infatti, non è la semplice risposta motoria (seguire la pallina in arrivo e colpirla), bensì la sua efficacia (bersaglio colpito).
La PERCEZIONE è il meccanismo mediante il quale il cervello umano elabora gli stimoli provenienti sia dall'esterno, sia dall'interno del corpo.
Gli organi di senso preposti alla raccolta degli stimoli esterni sono principalmente la vista e l'udito ed il sistema di elaborazione può operare in due modi: automatico e intenzionale.
Nel primo caso è lo stimolo che, per le sue caratteristiche particolari, colpisce l'attenzione del tennista, entrando quasi di prepotenza nella sua psiche: in questo modo prendono il via i processi di elaborazione che determineranno il risultato finale.
Nel secondo caso, invece, sono gli scopi che si pone il sistema nervoso centrale a stabilire quali informazioni verranno recepite dall'ambiente e quali trasformazioni esse subiranno.
I due processi, quasi sempre, si integrano a vicenda e si può parlare, piuttosto, di prevalenza dell'uno sull'altro.
Il "procedimento automatico" prevale quando nel tennista subentra la fatica: in tal caso, infatti, aumenta la capacità di stimoli estranei all'azione di colpire, di attirare e distogliere l'attenzione del tennista dall'obiettivo principale.
L'informazione, una volta acquisita, viene primariamente registrata, tanto da mantenere le stesse caratteristiche per un dato lasso di tempo: la pallina, le sue dimensioni, il colore, la sua separazione dallo sfondo, la direzione, la velocità restano impresse nella memoria per alcuni millisecondi (acquisizione di informazioni rilevanti mediante l'evidenza della figura rispetto allo sfondo).
La MEMORIA : a questo punto avviene il confronto automatico fra ciò che il tennista ha percepito e le informazioni che ha "depositate" in memoria, a seguito delle esperienze di allenamento e di gara. Tali processi di riconoscimento richiedono quasi sempre l'intervento dell'attenzione.
Quando vi è perfetto allineamento fra ciò che il tennista vede e quello che ha in memoria (fase di riconoscimento), i tempi di reazione saranno più rapidi; al contrario, quando si dovessero presentare stimoli o segnali che il tennista non conosce e che, quindi, non ha precedentemente memorizzato, la reazione sarà più lenta, come avviene ad esempio nei "principianti".
La memoria è quindi un "magazzino di informazioni".
Riconosciuto l'oggetto e la situazione in cui si presenta (pallina in volo a seguito di un colpo dell’avversario), si passa al "SISTEMA DI RISPOSTA", che si divide in tre fasi:
- SCELTA DELLA RISPOSTA
- PROGRAMMAZIONE
- ESECUZIONE
La "scelta della risposta" sembra assorbire più tempo rispetto alle altre due fasi che seguiranno. Infatti, la rapidità e il livello di precisione della risposta motoria dipendono dalla quantità e dalla qualità delle informazioni in arrivo: pallina , velocità, direzione sono già tre informazioni da elaborare (quantità delle informazioni); situazioni atmosferiche (vento, pioggerellina, ecc…), situazioni ambientali (rumori, movimenti del pubblico, ecc…), o una condizione particolare di luminosità interferiscono, invece, sulla qualità dell'informazione.
Notevoli quantità di informazioni possono mettere il tennista in situazioni di incertezza, che è data sia dal numero degli eventi che possono verificarsi (traiettoria, vento, ecc.) e dalla loro prevedibilità (direzioni, rotazioni della pallina), sia dal numero dei piani d'azione alternativi che l'operatore può mettere in atto (la pallina può uscire: colpire egualmente o lasciarla andare ?).
Nella fase di "programmazione" viene preparata specificatamente la risposta da eseguire. Tale preparazione consiste nell'individuare:
- i parametri del movimento (forza da impiegare e velocità da imprimere)
- le condizioni iniziali del movimento (posizione in partenza, grado di tensione muscolare, condizioni ambientali e atmosferiche)
- il fine da raggiungere (far coincidere in termini spazio-temporali il piatto corde con la pallina)
- le regole da seguire (se la pallina esce con quella angolazione si dovrà imprimere quella velocità; se si vuole attaccare bisogna seguire col corpo in direzione della rete).
Man mano che aumenta la specializzazione del tennista tutte le predette condizioni entrano in memoria e diventano procedimenti automatici, con risparmio di tempi e di "costi energetici".
Scelto il programma da attuare, si esegue "il movimento".
Se l'esecuzione del movimento non corrisponde al programma predisposto si parla di "errore di esecuzione". In questo caso, il programma scelto è giusto ma la sua messa in pratica risulta inefficace perchè la stanchezza o l'emotività del tennista ne impediscono la giusta realizzazione.
Un programma errato può invece derivare da un "errore di calcolo" del tennista sulle velocità o le
traiettorie della pallina o addirittura da cause contingenti: se un colpo di vento devia la pallina, il programma risulta inevitabilmente errato. In tal caso si parla di "errore di programma".
Esaminiamo ora il "sistema di controllo": nel Tennis il gesto tecnico vero e proprio è impossibile da correggere; una volta che la palla esce dal piatto corde della racchetta non c'è più nulla da fare. L'unica cosa possibile, ma in un ristrettissimo lasso di tempo, è correggere l'azione prima del colpo. La correzione è resa possibile grazie alle informazioni "di ritorno", mediante le quali il cervello del tennista viene informato volta per volta sulla situazione dei muscoli partecipi al movimento. Gli stessi meccanismi (c.d. "feedback") inoltre sono quelli che consentono al tennista di ricordare
tutta l'azione del colpo per poter valutare subito dopo gli errori commessi ed arricchire il suo bagaglio di esperienza.
L'intero "sistema di elaborazione" sin qui esaminato può essere soggetto a brusche cadute di efficienza, a causa dei tre nemici fisiologici dell'atleta in generale e del tennista in particolare : FATICA, NOIA, ANSIA.
Infatti, l'attenzione del tennista è resa possibile dal "tono di fondo del cervello" ovvero dall'ATTIVAZIONE.
Essa è l'eccitamento di base che rende il cervello più o meno pronto a recepire le informazioni provenienti dall'ambiente.
La situazione migliore si ha con i livelli medio-alti di attivazione, mentre livelli di attivazione al di sopra o al di sotto comportano dei peggioramenti nella prestazione, anche se per cause diverse.
Livelli bassi di attivazione possono essere determinati da situazioni di fatica o di noia, mentre quelli elevati (attenzione e coinvolgimento eccessivi) possono essere determinati da stati di ansia.
FATICA MENTALE: è caratterizzata dalla incapacità di far uso in modo controllato ed economico dell'attenzione. Tale sensazione è causata dal "sovraccarico mentale" e cioè dall'eccessiva informazione che il tennista si trova ad elaborare o dal prolungato uso dell'attenzione.
In tal caso, al fine di ripristinare i meccanismi coordinativi, è sufficiente abbandonare momentaneamente la situazione di stress (interrompere gli allenamenti) oppure ridurre la pressione temporale (ridurre gli allenamenti e/o le gare). Per ovviare al "sovraccarico di allenamento" è necessaria la somministrazione di adeguati periodi di riposo tra un ciclo e l'altro.
NOIA: oltre ai casi di sovraccarico mentale appena esaminati si possono verificare, in condizioni di
allenamento particolarmente ripetitive, casi di "sottocarico mentale" (in pratica "NOIA").
Un flusso di informazioni particolarmente ridotto o ripetitivo, infatti, impedisce al tennista di operare attivamente. In tal caso si ha una sottoutilizzazione delle capacità del sistema di elaborazione, che porta alla sensazione soggettiva della "noia" e ad un peggioramento evidente della prestazione.
Per ovviare al sottocarico di allenamento è consigliabile:
- intervallare un esercizio con un altro
- praticare, a scelta, più esercitazioni diverse
- incrementare il carico di allenamento in modi diversi
- praticare l'allenamento su superfici diverse
- inserire gare stimolanti (punti, numero di palleggi continui e precisi, ecc...), anche come prove di valutazione.
ANSIA: la c.d. "ansia di gara" insorge in soggetti particolarmente emotivi ed in tutti quei casi in cui il tennista:
- si trova ad affrontare situazioni di gara particolarmente impegnative
- sopravvaluta l'importanza della competizione
- si sente caricato di responsabilità (paura di vincere, selezione per gare più importanti, ecc.)
- non si sente sufficientemente preparato ad affrontare il compito.
In tali situazioni sta all'allenatore trovare volta per volta ed a seconda degli atleti, i mezzi più idonei
per aiutare l'interessato a superare tale stato psicologico negativo, che aumenta a dismisura il suo livello di attivazione.
Al riguardo, una delle cose da non fare assolutamente prima di una gara da parte di chiunque (soprattutto se familiari o "amici") è quella di concentrare l'attenzione del tennista su quello che deve o non deve fare: in entrambi i casi si aumenta involontariamente il livello di ansia e di
attivazione nell'interessato . |
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